Sostenibilità

Il linguaggio della sostenibilità

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Sono davvero tante le facce che compongono il tema della sostenibilità, e vale la pena di analizzarne il maggior numero possibile per avere un’idea chiara di ciò di cui si sta parlando. Per esempio, una sigla che si legge sempre più spesso è GPP, acronimo che sta per Green Public Procurement: riguarda gli acquisti verdi operati dalle pubbliche amministrazioni. Non si tratta semplicemente di una buona prassi, ma di un vero e proprio obbligo di legge previsto nel nostro Paese che deve essere rispettato dalle stazioni appaltanti pubbliche o che sono sottoposte al controllo delle istituzioni pubbliche.

Come funziona il Green Public Procurement

In base al Green Public Procurement, è indispensabile che le procedure di gara e i capitolati di acquisti relativi agli acquisti di prodotti o di servizi – siano essi effettuati in autonomia, siano essi effettuati attraverso la Consip, che è l’agenzia nazionale preposta – risultino conformi ai CAM, cioè i Criteri Ambientali Minimi, in vigore per le famiglie e i gruppi di servizi e prodotti, approvati dal Ministero dell’Ambiente attraverso un apposito Decreto Ministeriale. Nel caso in cui non ci siano i Criteri Ambientali Minimi, è facoltà della stazione appaltante scrivere a piacere un capitolato. La maggior parte di essi scaturisce da quelli europei, che però sono volontari. Non tutti sanno che questa buona prassi fa sì che il nostro Paese sia fra i migliori a livello europeo. Tanti progetti Life+ negli scorsi decenni hanno consentito di finanziare le attività di ricerca che hanno consentito sperimentazioni che si sono trasformate in linee guida.

Conosciamo la bioplastica

Un altro tema di fondamentale importanza in materia di sostenibilità ambientale è quello che riguarda la bioplastica, un materiale che viene spesso considerato – a torto o a ragione – la soluzione per parecchie colpe che vengono attribuite alla plastica classica. Il fatto è che secondo la percezione comune la bioplastica viene ritenuta biodegradabile, ma non è sempre così, anche se comunque la maggior parte delle bioplastiche proviene da fonti rinnovabili: si tratta delle cosiddette plastiche biobased. La European Bioplastics può essere considerata una preziosa fonte di informazioni da questo punto di vista. Si tratta di un’associazione europea che rappresenta questo comparto industriale, a dimostrazione di quanto esso sia diventato importante.

La plastica deve essere abolita?

Negli ultimi anni la plastica è diventata uno spauracchio, un nemico da evitare e da sconfiggere. Eppure questo materiale ha rivoluzionato le vite di ognuno di noi, anche se di certo ha difetti evidenti: per esempio il fatto che non si decompone e non si biodegrada, risultando per questo dannosa nei confronti della fauna marina. Ma così come un coltello non è pericoloso fino a quando non viene usato nel modo sbagliato, al tempo stesso la plastica di per sé è innocua, a patto che sia utilizzata in maniera appropriata. Un buon inizio, per esempio, sarebbe quello di non usarla più per prodotti di vita breve e per i beni usa e getta. Conviene scegliere materiali sostitutivi, ma ancora meglio sarebbe proprio smettere di impiegare i prodotti usa e getta, a prescindere dal materiale con cui sono realizzati. Ogni anno vengono prodotti 368 miliardi di chili di plastica in tutto il mondo, e di questi 58 miliardi arrivano dall’Europa. Il problema è che ben 10 miliardi di chili di plastica finiscono nel mare, quasi sempre provenienti dalla terraferma.

La raccolta differenziata

La raccolta differenziata è senza dubbio importante, ma da sola non è sufficiente ad annullare la produzione di rifiuti. Infatti, la maggior parte dei processi di riciclo è destinata a generare degli scarti, la cui quantità cambia in base al tipo di materiale. Questi scarti sono rifiuti non urbani, che possono essere destinati al recupero energetico o avviati a smaltimento. D’altro canto, non tutti i rifiuti che finiscono nella raccolta differenziata possono essere riciclati, a cominciare da alcuni polimeri. A dicembre del 2020 è stata approvata dalla UE una tassa sui rifiuti da imballaggio in plastica che non possono essere riciclati. Neutralizzare i rifiuti vuol dire, molto semplicemente, evitare di produrli. Il che, sia chiaro, non deve essere una scusa per smettere di dedicarsi alla raccolta differenziata, un’attività in cui per altro gli italiani sono ai primi posti nella classifica europea.

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